Questo sito utilizza i cookies: per continuare a navigare sul sito è necessario accettarne l'utilizzo. Per ulteriori info leggi qui.
This site uses cookies: to keep on browsing you must accept them. For more info click here (italian only).
L’arte erboristica
Giovedì 4 aprile 2024 (evento passato)
Tipo attività: Incontro culturale
Sezione di Roma
Responsabile: Marco Sarandrea - Commissione Cultura
Programma
Il relatore della serata, Marco Sarandrea, è studioso in materia di Piante Officinali e Terapie Naturali, con particolare esperienza nel campo della Fitochimica, Pratica Erboristica e Botanica.
Diplomatosi in Erboristeria all’Università degli Studi di Urbino, ha perfezionato la conoscenza della Materia mediante decenni di studi, coniugando l’Antica Tradizione Erboristica alle moderne acquisizioni scientifiche.
È docente di Fitoterapia e Fitopratica presso diverse Istituzioni Pubbliche e Private (Universita’ della Tuscia, Tor Vergata, Sapienza, Roma Capitale) ed è Presidente dell’associazione “Hortus Hernicus” con il fine di promuovere la conoscenza dell’Erboristeria, la botanica e la cultura naturalistica in genere.
Titolare e proprietario della Liquoreria – Erboristeria Sarandrea, produce dal 1989 Integratori Erboristici ed Alimentari, Piante Officinali, Fitoderivati e Liquoreria. Svolge inoltre corsi e consulenze in Fitopreparazione per Aziende del settore erboristico
PROGRAMMA
La serata è dedicata all’arte erboristica e alla fitoterapia. La Fitoterapia è la “disciplina terapeutica” che dai tempi antichi si basa sull’uso di rimedi contenenti estratti da piante medicinali. Non è una medicina “alternativa” ma la madre di tutte le terapie farmacologiche, poiché è proprio dalle piante che sono nati i primi farmaci.
Il prof. Marco Sarandrea, Socio fondatore e docente dell’Accademia delle Arti Erboristiche, ci accompagnerà alla scoperta di questa antica disciplina scientifica
Diplomatosi in Erboristeria all’Università degli Studi di Urbino, ha perfezionato la conoscenza della Materia mediante decenni di studi, coniugando l’Antica Tradizione Erboristica alle moderne acquisizioni scientifiche.
È docente di Fitoterapia e Fitopratica presso diverse Istituzioni Pubbliche e Private (Universita’ della Tuscia, Tor Vergata, Sapienza, Roma Capitale) ed è Presidente dell’associazione “Hortus Hernicus” con il fine di promuovere la conoscenza dell’Erboristeria, la botanica e la cultura naturalistica in genere.
Titolare e proprietario della Liquoreria – Erboristeria Sarandrea, produce dal 1989 Integratori Erboristici ed Alimentari, Piante Officinali, Fitoderivati e Liquoreria. Svolge inoltre corsi e consulenze in Fitopreparazione per Aziende del settore erboristico
PROGRAMMA
La serata è dedicata all’arte erboristica e alla fitoterapia. La Fitoterapia è la “disciplina terapeutica” che dai tempi antichi si basa sull’uso di rimedi contenenti estratti da piante medicinali. Non è una medicina “alternativa” ma la madre di tutte le terapie farmacologiche, poiché è proprio dalle piante che sono nati i primi farmaci.
Il prof. Marco Sarandrea, Socio fondatore e docente dell’Accademia delle Arti Erboristiche, ci accompagnerà alla scoperta di questa antica disciplina scientifica
Relazione
di Federica Caldara - Bice Dinale
Il nostro amico, professore Marco Sarandrea, ci convince e ci conquista con la fitoterapia: per lui è lavoro, studio e ricerca, ne parla con trasporto e soprattutto con grande conoscenza. Questa è la terza volta che c’incontriamo in sede e come sempre ci informa in modi così documentati e appunto “convincenti” da lasciarci con il desiderio e l’intenzione per lo meno di sperimentare alcuni dei principi attivi citati, secondo le nostre necessità e i nostri “dolori”.
La fitoterapia, cioè l’arte di “curarsi attraverso le piante”, sta tra tradizione e innovazione. Non è un’alternativa alla medicina, ma un aiuto, un’opportunità curativa in più. Occorre integrare le due medicine, ricordando però che naturale non è sinonimo di innocuo. La fitoterapia si fonda sulla biodiversità del mondo vegetale che si calcola in base agli endemismi vegetali di una certa zona. Un endemismo è la presenza esclusiva e caratteristica di determinate specie animali o vegetali (o di una malattia) in una regione circoscritta. In Italia siamo particolarmente ricchi di endemismi, ne abbiamo circa 2000 vegetali. La sola Sardegna ne ha 44, ma non valutiamo e sfruttiamo appieno questo patrimonio. Noi non consideriamo le piante come esseri viventi. Ci sono paesi come la Svezia, la Francia, l’Austria, la Germania molto più poveri di noi in proposito che però li valorizzano molto, li custodiscono e soprattutto cercano di trasmetterne la conoscenza alle nuove generazioni. Si è visto nel 2010, anno della biodiversità.
Qual è la situazione della fitoterapia oggi? Intanto ricordiamo che il 70% delle medicine viene dalle piante. Teniamo presente che il farmaco erboristico ha il vantaggio di utilizzare tutti gli elementi positivi di una pianta che agiscono in sinergia tra di loro, mentre il farmaco allopatico utilizza solo un elemento, forse con effetto più rapido ma meno completo. Le piante vanno utilizzate “intere”, in modo che gli eventuali elementi dannosi siano neutralizzati, come la “escina” nell’ippocastano. Da sola è pericolosa, mentre tutta la pianta è benefica. Esempio del caffè e della caffeina: una tazzina di caffè contiene circa 8mg di caffeina. Se bevo tre caffè non mi succede nulla, se invece mi vengono iniettati 24 g di caffeina avrò seri problemi.
La “droga” è la parte della pianta che si utilizza per estrarne un determinato principio attivo – per esempio, le foglie (da cui si estraggono gli alcaloidi), le radici, i fiori, le gemme, la corteccia, ecc. La stessa pianta può contenere più “droghe”. Il “tempo balsamico” è il momento MIGLIORE in cui raccogliere una pianta, in modo tale da garantire un prodotto con la più alta presenza e qualità dei vari principi attivi. Per ogni “droga” vi e’ un tempo balsamico specifico, ossia il periodo dell’anno, e anche le ore della giornata in cui e’ meglio raccoglierla. Per il tiglio, la “droga” è il fiore con le brattee, il tempo balsamico è maggio/giugno, e la meta’/tarda mattina quando l’umidita’ della notte e’ stata asciugata dal sole. Le sostanze delle piante allo stato molecolare sono i “principi attivi” che costituiscono la materia prima sia per l’erborista che per l’industria farmaceutica. Il “fitocomplesso” è un'entità biochimica costituita dal principio attivo e dall'insieme di sostanze con le quali il principio attivo si trova associato nella pianta, e che agiscono in sinergia.
I principi attivi si estraggono con un solvente – acqua (idroliti), alcool (alcoliti), vino (enoliti), miele (melliti), olio (oleoliti), ecc. Gli idroliti sono le tisane, gli infusi e i decotti. Gli alcoliti sono le tinture o soluzioni idroalcooliche e i gemmo derivati o macerati glicerici (con l’aggiunta di glicerina).
Ad esempio il gemmoderivato di Ribes nigrum svolge un’azione antinfiammatoria (attività simile alle sostanze cortisoniche).
Gli oleoliti si producono con la macerazione in olio delle parti fresche (in genere i fiori) delle piante; con l’aggiunta di cera d’api si ottengono gli unguenti. Gli oli essenziali si ottengono principalmente dalla distillazione in corrente di vapore, agiscono rapidamente soprattutto attraverso l’olfatto. I più importanti sono quelli ricavati dagli agrumi, dalla menta, dal gelsomino. Gli enoliti erano molto utilizzati in passato.
Ecco una ricetta semplice, dell’enolito di rosmarino: in una bottiglia di vino bianco sopra i 12-13 gradi (esempio vino Frascati) si mettono due o tre rametti di rosmarino. Si tiene al buio per una ventina di giorni. I rametti si possono anche lasciare poi nella bottiglia. Se ne prende un bicchierino al giorno come antiallergico e depurativo del fegato.
Qui Sarandrea cita al volo qualche esempio di buoni effetti di alcune piante: l’acido salicilico dalla corteccia del salice, la digitale purpurea (endemica della Sardegna), utile per il cuore, il Tassolo del tasso, unico ottimo principio positivo del tasso. L’aloe si usa per la prevenzione. La gemma del ficus è utile per il reflusso. L’olio di mandorla associato alla calendula è un ottimo emolliente. L’oleolito di edera combatte le rughe e la cellulite. L’infuso di tiglio ha un’azione tranquillante. Praticamente, quasi ogni pianta ha dei principi attivi potenzialmente utili per la nostra salute. Quasi: la cicuta e l’oleandro, per esempio… sono solo da guardare!
Ad esempio chi avrebbe mai pensato alle margheritine di campo (le pratoline) per farci una tisana?! Pratolina: pianta intera fiore con rosetta basale di foglie, meglio senza fiore, perché più morbida. Seccare al buio, tisana con effetto drenante che va molto in profondità.
Invece l’oleolito con i capolini freschi ha un effetto come l'arnica.
La fitoterapia ha fatto il suo ingresso a pieno titolo fra gli insegnamenti universitari di Medicina presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze nell’anno accademico 2006/7.
Il Prof. Sarandrea è titolare e proprietario della Liquoreria – Erboristeria Sarandrea di Collepardo, che produce dal 1918 integratori erboristici ed alimentari, piante officinali, fitoderivati e liquoreria. E’ socio fondatore e docente dell’Accademia delle Arti Erboristiche. Ci mostra la foto della Certosa di Trisulti (che risale al 1204), immersa nel verde dei boschi nella zona di Collepardo, in Ciociaria, quello che viene tuttora chiamato “il paese delle erbe” per la sua posizione, molto adatta per la raccolta delle erbe officinali, con piccoli e scarsi insediamenti abitativi e l’assenza di industrie. La Certosa si trovava all’incrocio dei percorsi tra Abruzzo e Roma, e si era specializzata nell’assistenza medica, derivata da S. Benedetto. Vi si coltivavano due tipi di orto, “conclusus” e dei “semplici”, dove crescevano le erbe officinali, diffuse anche in natura nella zona. Avevano un laboratorio ed una farmacia. C’era il Monacus Infirmorum. Era uno dei sette centri autorizzati a produrre medicine.
I partecipanti all’incontro vorrebbero trattenere ancora l’amico Marco con domande a raffica sulle proprietà, l’uso, i dosaggi, gli effetti delle varie erbe e piante presentate, alcuni però preferiscono approfittare alla chetichella degli assaggi di “bevande” alcooliche (non propriamente… alcoliti) provenienti dalla ditta di famiglia. Sono già sicuri che quelli “faranno bene” senz’altro!
Ringraziamo Marco per la piacevolissima ed interessante serata, e ci ripromettiamo di tornare a trovarlo a Collepardo approfittando della sua cortesia, disponibilità e grande competenza per scovare insieme nei boschi della Certosa le sue erbe salutari.
Il nostro amico, professore Marco Sarandrea, ci convince e ci conquista con la fitoterapia: per lui è lavoro, studio e ricerca, ne parla con trasporto e soprattutto con grande conoscenza. Questa è la terza volta che c’incontriamo in sede e come sempre ci informa in modi così documentati e appunto “convincenti” da lasciarci con il desiderio e l’intenzione per lo meno di sperimentare alcuni dei principi attivi citati, secondo le nostre necessità e i nostri “dolori”.
La fitoterapia, cioè l’arte di “curarsi attraverso le piante”, sta tra tradizione e innovazione. Non è un’alternativa alla medicina, ma un aiuto, un’opportunità curativa in più. Occorre integrare le due medicine, ricordando però che naturale non è sinonimo di innocuo. La fitoterapia si fonda sulla biodiversità del mondo vegetale che si calcola in base agli endemismi vegetali di una certa zona. Un endemismo è la presenza esclusiva e caratteristica di determinate specie animali o vegetali (o di una malattia) in una regione circoscritta. In Italia siamo particolarmente ricchi di endemismi, ne abbiamo circa 2000 vegetali. La sola Sardegna ne ha 44, ma non valutiamo e sfruttiamo appieno questo patrimonio. Noi non consideriamo le piante come esseri viventi. Ci sono paesi come la Svezia, la Francia, l’Austria, la Germania molto più poveri di noi in proposito che però li valorizzano molto, li custodiscono e soprattutto cercano di trasmetterne la conoscenza alle nuove generazioni. Si è visto nel 2010, anno della biodiversità.
Qual è la situazione della fitoterapia oggi? Intanto ricordiamo che il 70% delle medicine viene dalle piante. Teniamo presente che il farmaco erboristico ha il vantaggio di utilizzare tutti gli elementi positivi di una pianta che agiscono in sinergia tra di loro, mentre il farmaco allopatico utilizza solo un elemento, forse con effetto più rapido ma meno completo. Le piante vanno utilizzate “intere”, in modo che gli eventuali elementi dannosi siano neutralizzati, come la “escina” nell’ippocastano. Da sola è pericolosa, mentre tutta la pianta è benefica. Esempio del caffè e della caffeina: una tazzina di caffè contiene circa 8mg di caffeina. Se bevo tre caffè non mi succede nulla, se invece mi vengono iniettati 24 g di caffeina avrò seri problemi.
La “droga” è la parte della pianta che si utilizza per estrarne un determinato principio attivo – per esempio, le foglie (da cui si estraggono gli alcaloidi), le radici, i fiori, le gemme, la corteccia, ecc. La stessa pianta può contenere più “droghe”. Il “tempo balsamico” è il momento MIGLIORE in cui raccogliere una pianta, in modo tale da garantire un prodotto con la più alta presenza e qualità dei vari principi attivi. Per ogni “droga” vi e’ un tempo balsamico specifico, ossia il periodo dell’anno, e anche le ore della giornata in cui e’ meglio raccoglierla. Per il tiglio, la “droga” è il fiore con le brattee, il tempo balsamico è maggio/giugno, e la meta’/tarda mattina quando l’umidita’ della notte e’ stata asciugata dal sole. Le sostanze delle piante allo stato molecolare sono i “principi attivi” che costituiscono la materia prima sia per l’erborista che per l’industria farmaceutica. Il “fitocomplesso” è un'entità biochimica costituita dal principio attivo e dall'insieme di sostanze con le quali il principio attivo si trova associato nella pianta, e che agiscono in sinergia.
I principi attivi si estraggono con un solvente – acqua (idroliti), alcool (alcoliti), vino (enoliti), miele (melliti), olio (oleoliti), ecc. Gli idroliti sono le tisane, gli infusi e i decotti. Gli alcoliti sono le tinture o soluzioni idroalcooliche e i gemmo derivati o macerati glicerici (con l’aggiunta di glicerina).
Ad esempio il gemmoderivato di Ribes nigrum svolge un’azione antinfiammatoria (attività simile alle sostanze cortisoniche).
Gli oleoliti si producono con la macerazione in olio delle parti fresche (in genere i fiori) delle piante; con l’aggiunta di cera d’api si ottengono gli unguenti. Gli oli essenziali si ottengono principalmente dalla distillazione in corrente di vapore, agiscono rapidamente soprattutto attraverso l’olfatto. I più importanti sono quelli ricavati dagli agrumi, dalla menta, dal gelsomino. Gli enoliti erano molto utilizzati in passato.
Ecco una ricetta semplice, dell’enolito di rosmarino: in una bottiglia di vino bianco sopra i 12-13 gradi (esempio vino Frascati) si mettono due o tre rametti di rosmarino. Si tiene al buio per una ventina di giorni. I rametti si possono anche lasciare poi nella bottiglia. Se ne prende un bicchierino al giorno come antiallergico e depurativo del fegato.
Qui Sarandrea cita al volo qualche esempio di buoni effetti di alcune piante: l’acido salicilico dalla corteccia del salice, la digitale purpurea (endemica della Sardegna), utile per il cuore, il Tassolo del tasso, unico ottimo principio positivo del tasso. L’aloe si usa per la prevenzione. La gemma del ficus è utile per il reflusso. L’olio di mandorla associato alla calendula è un ottimo emolliente. L’oleolito di edera combatte le rughe e la cellulite. L’infuso di tiglio ha un’azione tranquillante. Praticamente, quasi ogni pianta ha dei principi attivi potenzialmente utili per la nostra salute. Quasi: la cicuta e l’oleandro, per esempio… sono solo da guardare!
Ad esempio chi avrebbe mai pensato alle margheritine di campo (le pratoline) per farci una tisana?! Pratolina: pianta intera fiore con rosetta basale di foglie, meglio senza fiore, perché più morbida. Seccare al buio, tisana con effetto drenante che va molto in profondità.
Invece l’oleolito con i capolini freschi ha un effetto come l'arnica.
La fitoterapia ha fatto il suo ingresso a pieno titolo fra gli insegnamenti universitari di Medicina presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze nell’anno accademico 2006/7.
Il Prof. Sarandrea è titolare e proprietario della Liquoreria – Erboristeria Sarandrea di Collepardo, che produce dal 1918 integratori erboristici ed alimentari, piante officinali, fitoderivati e liquoreria. E’ socio fondatore e docente dell’Accademia delle Arti Erboristiche. Ci mostra la foto della Certosa di Trisulti (che risale al 1204), immersa nel verde dei boschi nella zona di Collepardo, in Ciociaria, quello che viene tuttora chiamato “il paese delle erbe” per la sua posizione, molto adatta per la raccolta delle erbe officinali, con piccoli e scarsi insediamenti abitativi e l’assenza di industrie. La Certosa si trovava all’incrocio dei percorsi tra Abruzzo e Roma, e si era specializzata nell’assistenza medica, derivata da S. Benedetto. Vi si coltivavano due tipi di orto, “conclusus” e dei “semplici”, dove crescevano le erbe officinali, diffuse anche in natura nella zona. Avevano un laboratorio ed una farmacia. C’era il Monacus Infirmorum. Era uno dei sette centri autorizzati a produrre medicine.
I partecipanti all’incontro vorrebbero trattenere ancora l’amico Marco con domande a raffica sulle proprietà, l’uso, i dosaggi, gli effetti delle varie erbe e piante presentate, alcuni però preferiscono approfittare alla chetichella degli assaggi di “bevande” alcooliche (non propriamente… alcoliti) provenienti dalla ditta di famiglia. Sono già sicuri che quelli “faranno bene” senz’altro!
Ringraziamo Marco per la piacevolissima ed interessante serata, e ci ripromettiamo di tornare a trovarlo a Collepardo approfittando della sua cortesia, disponibilità e grande competenza per scovare insieme nei boschi della Certosa le sue erbe salutari.