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Cesare Ottin Pecchio
I samaritani della roccia
Ci sono titoli ospitati nelle personali biblioteche (crediamo sia così in generale) con i quali si instaura un legame tutto particolare e dai quali sarebbe sofferenza privarsi. Letture di gioventù, testi di formazione, pagine che hanno aperto gli scenari della grande montagna? Le motivazioni possono essere diverse, ciò che nella sostanza resta è che essi appartengono al tuo cammino e lo individuano. Possono essere anche pochi, indipendentemente dall’ampiezza delle tue letture, e rappresentano il nocciolo del valore loro attribuito dalla legge dell’unità marginale, su cui hanno disquisito gli economisti neoclassici. Uno di questi, per chi scrive, si identifica ne I samaritani della roccia di Cesare Ottin Pecchio, uscito nel 1971 presso la Priuli & Verlucca, che con questo titolo iniziava la propria attività editoriale. Fu un libro felice e fortunato, che diede subito risonanza all’editrice e fece conoscere ed apprezzare l’autore, scomparso per malattia, di lì a due anni, non ancora quarantenne. Priuli & Verlucca l’aveva fatto ulteriormente conoscere con La lunga strada degli Ottomila, importante studio sulla epopea himalayana, e con un volumetto di racconti Les neiges d’antan. Il titolo del volume si richiama a Luca, X 33, versetto che invita a non disperare dell’uomo, perché in una umanità spesso distratta affiora sempre il fiore della pietà verso chi è incappato nella sofferenza. È la risposta che Ottin Pecchio ha visto incarnata in alcuni interventi di soccorso nelle Occidentali, da lui indagati con quanti si trovarono ad essere: «Protagonisti di salvataggio in quota, fortunatamente andati a buon fine». Sono rievocazioni d’altri tempi, di tempi ancora lontani dal cellulare, dalla rete capillare del Soccorso alpino, oggi supportata dall’elicottero e da attrezzature adeguate. Sono racconti in un certo senso ancora cronologicamente vicini ma lontanissimi nella sostanza, di tempi in cui: «L’alpinismo era fatto a mano e tutti andavano piano: gli scalatori, le notizie, i soccorsi, le speranze. Solo la morte correva». Pagine che ne richiamano altre, di un Ramuz, di un Lammer, di fronte alle quali, come scrive l’autore: «Non esiste l’uomo prudente e temerario, esiste soltanto la creatura umana che deve essere salvata». Sono sei le storie raccontate, ma è la prima, datata 1936, che vede impegnati i soccorritori nel recupero di un infortunato sull’Aiguille de Peteurey, che ci appare emblematica del tema. L’infortunio accade alla conclusione della salita lungo la Sud, oggi una classica ben conosciuta e ripetuta, ma in quel tempo ancora avvolta in un alone di particolare avventura. Per inquadrare il salvataggio si pensi: la discesa in Val Veny, l’allertamento, la risalita alla Capanna della Nera e poi alla cima, per una via normale, sempre complicata. Fa seguito poi il recupero ben noto, e siamo nel 1946, di Giuseppe Gagliardone, dopo l’incidente mortale occorso a Giusto Gervasutti sul Mont Blanc du Tacul. La terza storia ha come scenario Punta Pergamena, nel Gruppo dei Becchi della Tribolazione. Con la quarta Ottin Pecchio ci riporta nel massiccio del Monte Bianco, precisamente sull’Aiguille de la Brenva. In quella successiva siamo nel Cervino, dove i protagonisti non sono alpinisti di punta ma tre giovani tedeschi inesperti, bloccati sulla Cresta del Leone. Infine la sesta pone al centro del racconto l’avventura di Walter Bonatti e di Silvano Gheser, che nei giorni del Natale 1956 furono costretti a ritirarsi dalla salita alla Poire e a ripiegare sul Colle della Brenva, per portarsi poi in salvo, scendendo per il Dôme, al rifugio Gonella. Contemporaneamente si consumava, come è ben noto, la tragedia al Grand Plateau dei giovani francesi Vincendon e Henry, per i quali nulla poterono i ripetuti tentativi di soccorso dei colleghi di Chamonix. Ci si ritrova tra le mani un libro ancora fresco e stimolante per lettura, che l’editore ha inteso ripubblicare lo scorso anno, a segno dei propri quarant’anni di attività. È volume che pur non avendo l’eleganza della prima edizione in ottavo nulla perde della sua attrazione e del suo messaggio. Ed è bene non manchi a chi non avesse la prima edizione o che perlomeno venisse conosciuto da chi non l’avesse letto (recensione a cura di Giovanni Padovani). I samaritani della roccia, di Cesare Ottin Pecchio, Priuli & Verlucca, pagg. 156, €. 16,50.