Recensioni libri di montagna

Giuseppe Det Alippi: la stella del cardo e il covone di fieno

Carlo Caccia e Albero Benini con disegni di Luisa Rota Sperti

Giuseppe Det Alippi: la stella del cardo e il covone di fieno


Un libro scritto e illustrato a più mani? Un album di foto commentate? Un taccuino di grande formato? Non si saprebbe come definire questo “prodotto tipografico” – chiamiamolo così – dal titolo un po’ misterioso. Opera singolare, suggestiva, che è impossibile fare a meno di sfogliare non appena ce l’hai tra le mani e la cui ideatrice non poteva essere che Luisa Rota Sperti, l’artista di cui si è già parlato in questa rivista (GM 3/2008 e 2/2009). Per darne un’idea, riprendo le parole introduttive di Roberto Mantovani dal risvolto di copertina: «Un’opera di bottega d’artista. Frutto di manualità e intuizione, di pensiero ampio e di inventiva. Di ispirazione e di ore passate a lavorar di fino con matita e acquerelli». Giuseppe Alippi, noto come “Det”, è una figura anomala nel mondo dell’alpinismo ad alto livello. Classe 1934, nato presso Mandello del Lario, pur avendo effettuato imprese di grande rilevanza – dalle Lavaredo alle Jorasses, dall’Eiger alla Patagonia e al Badile – ed essere stato uno dei primi “artificialisti” della sua epoca, non è mai uscito dal suo ambiente originario, non ha cambiato stile di vita, non è diventato una star, non si conosce un suo libro. Come dice Messner nell’introduzione: «Il Det Alippi è un montanaro, è stato montanaro e rimarrà montanaro. È questa la sua vocazione». Per parlare di lui – e di cose da dire su di lui ce ne sono parecchie – ci voleva un libro come questo: un album che alterna primi piani in grande formato a collages di foto, interviste e testimonianze, elenchi di vie e dichiarazioni manoscritte; e soprattutto, gli schizzi e i disegni di Luisa Rota Sperti. Con lei, la sua matita, i suoi acquerelli, i suoi cartoni, si entra in un mondo magico dove l’uomo “Det” e montagna si compenetrano con grande naturalezza, dove la favola e la realtà si toccano e poi si allontanano. È una forma d’arte che sembra fatta apposta per significare personaggi come il Det, per far capire come pensa lui l’alpinismo, i compagni, la vita. Come contrappunto, un sapiente uso della macchina fotografica ci dà qua e là nel libro diversi primi piani del volto del “Det”; un timido sorriso di rara umanità, l’umanità che vorresti trovare in ogni grande alpinista. La lunga intervista di Carlo Caccia al “Det” – che prende quasi metà del libro – ne percorre la vita in un dialogo del tutto informale, punteggiato da espressioni dialettali che solo i conoscitori del Lario sapranno capire; ma così è il “Det”. Scalatore di razza, capocordata su ogni tipo di montagna, maturato sulle pareti – prima di tutte, quella dell’enigmatico Sasso Cavallo – di una amata Grigna che ancora lo vede sulle sue basse pendici accanto al lago portare avanti la sua fattoria, segare il fieno e mungere le vacche. Perché il “Det” non ha mai trascurato il suo lavoro di montanaro, salvo quando andò a vincere il Cerro Campana in Patagonia («perché lì ci voleva un po’ di tempo…»). E a tirargli fuori i particolari dell’impresa è merito di Alberto Benini in una seconda e più breve intervista durante la quale si muove sullo sfondo la indimenticabile figura di Casimiro Ferrari. Un contributo di Silvia Metzeltin dedicato ai “Sogni patagonici” aiuta ad entrare in quel fantastico mondo all’estremo sud del continente sudamericano; nessuno più di Silvia ha diritto di parlarne con piena cognizione di causa. Un lungo passo del libro di Giovanni Capra “Due cordate per una parete” narra la vicenda del 1962 che ha per teatro la parete nord dell’Eiger; il salvataggio ad opera del “Det” e di Nando Nusdeo dell’alpinista inglese Andy Wightman, che era in cordata con Dougal Haston. Per questo intervento il ”Det” fu insignito della Stella dell’Ordine del Cardo, come richiama il titolo. Un’opera fuori serie dunque, per un alpinista fuori serie. Anzi, diciamo meglio: il vissuto di una speciale vocazione alla montagna, a una montagna umile e totale, quotidiana ed eccezionale come solo essa sa essere. (recensione a cura di Lorenzo Revojera). Giuseppe Det Alippi: la stella del cardo e il covone di fieno, interviste di Carlo Caccia e Albero Benini con disegni di Luisa Rota Sperti, Montura Editing, 2011. Volume di grande formato (s.i.p.)
 
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