Recensioni libri di montagna

Dalla parte del fiocco di neve

Massimo Pecci

Dalla parte del fiocco di neve


DALLA PARTE DELLA NEVE «Il mio nome è Fiocco, non sono un cane e nemmeno la vela di una barca». Inizia così il racconto della propria vita da parte di un fiocco di neve caduto sulle alte vette del Gran Sasso d’Italia. Trascorso un lungo periodo sotto forma di ghiaccio, ora una repentina fusione lo ha trasformato in acqua per consentirgli di compiere il suo ciclo vitale, la cosa che sa fare meglio e che non cambierebbe con nessuna altra al mondo. Con gli altri due componenti della sua comunità (il Gelo e il Vapore), vive l’appagamento che deriva dal compiere la propria missione come risposta positiva ad una chiamata. «Ogni giorno ripetiamo a noi stessi di essere dei privilegiati, grati al Creatore per il senso della nostra esistenza, cercando di restituire quanto abbiamo ricevuto». Queste parole di Fiocco bene esprimono la posizione dell’autore sul senso della vita, secondo un pensiero filosofico in cui la scienza e la tecnica convivono armoniosamente con una visione illuminata dalla dimensione soprannaturale. Geologo e ricercatore specializzato in glaciologia, Massimo Pecci si è messo nei panni del cristallo di neve, sia per divulgare interessanti risultati conseguiti dalla comunità scientifica internazionale con le più recenti ricerche sulla criosfera (alle quali ha contribuito), sia per sensibilizzare il lettore sulla importanza dell’acqua per la vita del pianeta terra. Il racconto di Fiocco si alterna a cinque “schede tecniche di approfondimento”, nelle quali il rigore scientifico non impedisce al lettore comune di familiarizzare con nozioni un po’ specialistiche, ma che dovrebbero costituire oggetto di interesse e conoscenza non soltanto per il frequentatore della montagna: come nasce e quali forme può avere il cristallo di neve, i legami tra le molecole di idrogeno ed ossigeno nel determinare la struttura dell’acqua, il metaforismo della neve al suolo e la stabilità del manto nevoso, la trasformazione della neve in nevaio (con un piacevole accenno alla tecnica di realizzazione e gestione di alcune “neviere” in diverse zone del territorio italiano) e poi da nevaio in ghiacciaio, con le modificazioni cui va incontro fino alla sua fusione, che origina il torrente. Tutte queste trasformazioni non sono indolori per Fiocco, e lo confessa esplicitamente: «Sento male dentro, se penso di dover abbandonare l’intima relazione con il ghiaccio che mi sta attorno; se dipendesse da me non vorrei mai fondere in acqua liquida». Ma è consapevole di potersi realizzare solo nella fedeltà, e in perfetta letizia, al progetto esistenziale (vecchio e allo stesso tempo nuovo, limitato ed allo stesso tempo infinito) di “dare da bere alla vita”. «Questa – ci dice – è l’unica prospettiva che, alla fine, mi sento di suggerire per poter scegliere tra un’esistenza di timore e una di speranza!» Da ingenuo, io speravo in un epilogo diverso. Il susseguirsi delle pagine mi ha sempre più coinvolto nel malessere che attraversa l’animo di Fiocco, alla prospettiva di non poter più posarsi sulla terra in quella forma. Speravo che l’autore ci dicesse che torneranno i tempi freddi. Invece no; nelle ultime righe dell’ultima scheda di approfondimento non può che ricordarci, desolato, il crescente ed inesorabile deterioramento degli alti spazi che ci circondano, a causa del riscaldamento del pianeta. «Da anni stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità e il conto per le crescenti richieste di benessere della specie umana lo sta pagando la criosfera». Un parziale conforto mi deriva dalle ultime parole di Fiocco: «Noi neve, gelo, ghiaccio e permafrost stiamo registrando la fine dei giorni freddi, ma non per questo ci tireremo indietro rispetto alle nostre responsabilità. Fino ad oggi abbiamo tenuto insieme, cristallizzato, raffreddato, congelato, ghiacciato, conservato; d’ora in avanti ci viene chiesto di contribuire a creare un nuovo equilibrio rispetto al caldo che avanza. Lo faremo, rispondendo alla nostra chiamata, come tante volte nel passato, senza ribellarci e senza chiedere nulla in cambio. È una scelta sofferta, che porteremo avanti, non maledicendo, ma ringraziando il Creatore e chi ci ha preceduto per l’esempio che ci ha lasciato». Per me, affascinato dalla freschezza e dal candore di Fiocco, resta comunque uno scenario triste; anch’io mi sento “dalla parte della neve”. È un libro di cui non esito a suggerire la lettura. Il ricavato delle vendite è totalmente destinato a supportare l’impegno della onlus “Casa di Andrea” nell’offrire ospitalità a bambini (e loro mamme) che giungono a Roma per curare mali devastanti. Ne erano presenti tanti, in quella struttura, il giorno 22 dicembre 2011 alla presentazione del libro. L’autore lo ha dedicato alla sua mamma e all’amico Paolo Giuntella (morto nel 2008), giornalista della Rai e scrittore, che ha lasciato ai figli questa illuminata regola di vita: «I privilegi ricevuti vanno restituiti». (recensione a cura di Ilio Grassilli) Dalla parte del fiocco di neve, Massimo Pecci, Altrimedia Edizioni, dicembre 2011, 102 pagine, €. 13,50.
 
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