Recensioni libri di montagna

Le Alpi

Marco Cuaz

Le Alpi


“Le Alpi “terra incognita” che fanno barriera da Nizza a Trieste per 1200 chilometri, tra l’Italia e il resto d’Europa. Le Alpi di poco o nullo interesse lungo secoli nel suo tessuto umano. Le Alpi che sotto la spinta di una società borghese diventano grande terreno di gioco e di contese per primati nazionalistici e che poi ancora si aprono a banco di prova per temprare spiriti sani e forti. […]. Le Alpi che diventano bene sociale alla portata dei ceti emergenti, su cui si inseriscono in modo organizzato associazioni laiche e cattoliche. Le Alpi che si aprono a un alpinismo sempre più di scoperta e di larga e attiva pratica. Le Alpi con un alpinismo di regime, dove la massima organizzazione vede modificarsi l’acronimo da club a Centro alpinistico, con sede trasferita d’imperio a Roma per “assorbire il soffio vivificatore del fascismo” perché come asserisce Angelo Manaresi, che nel 1930 ne assume la presidenza, “nessuno è più fascista dell’uomo di montagna”. […]. Quanto fin qui annotato sono alcuni tra i molti spunti di riflessione storica offerti da Le Alpi di Marco Cuaz, docente di storia all’università di Aosta, uscito lo scorso anno presso l’editrice il Mulino, nella collana “l’Identità italiana”. L’autore tiene a precisare, nel presentare questo suo solido contributo, che esso non si configura come una storia delle Alpi, ma come uno strumento a capire gli “usi politici della montagna”, un testo cioè che diventa un “racconto dell’immaginario alpino, dei significati che gli italiani hanno attribuito, in tempi diversi e per ragioni diverse, alle loro montagne”. […]. Marco Cuaz ci ha dato con Le Alpi una accurata ricerca di un territorio, prima incognito in quanto dimenticato e poi alla luce di un suo apparire alla ribalta della comunità nazionale. Una ricerca letta dal versante italiano. […]. A Le Alpi non mancherà il successo di una nuova ristampa. In tal caso non ci dispiacerebbe che nel contesto dell’alpinismo di regime il professor Cuaz approfondisse la pagina della burocratizzazione fascista del Cai, cui si oppose quel piccolo manipolo di alpinisti, pur essi “liberi e forti”, cui diedero visibilità Agostino Ferrari e Adolfo Balliano con la costruzione nel 1929 del Gism, il Gruppo italiano scrittori di montagna, nato in contrapposizione all’Accademico. E che pur venisse dato richiamo, come l’argomento merita, alla ferma, tenace ed intelligente resistenza dell’associazionismo di matrice cattolica, tra gli anni venti e trenta, di cui del resto egli si è ampiamente occupato.” (Dalla recensione di Giovanni Padovani, su Giovane Montagna n. 3 luglio – settembre 2006, pagg. 33 e ss.).
 
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