Recensioni libri di montagna

Il grande Monte Rosa e le sue genti

L. e G. Aliprandi, V. De La Pierre, E.Rizzi e L. Zanzi

Il grande Monte Rosa e le sue genti


Con questo monumentale volume la Fondazione Monti giunge alla sua centesima pubblicazione, dal lontano 1973; e la ricorrenza non si poteva celebrare meglio: con un apporto scientifico dedicato al Monte Rosa di rilevante valore. A differenza del Monte Bianco, il Rosa ha qualcosa di confidenziale, di amichevole; sarà forse perchè noi padani ce lo troviamo davanti spesso, magari percorrendo l’autostrada verso il nord, gigantesco, a dominare la pianura. Persino lo scrittore Emilio De Marchi nel suo capolavoro Demetrio Pianelli fa vivere al suo personaggio questa situazione: …nello sfondo nitido di piazza d’Armi, spiccava l’Arco della Pace, co’ suoi cavalli neri sul marmo bianco, e dietro l’arco uscivano le cime nevose delle Prealpi lontane e del Monte Rosa, che nei giorni asciutti si rivela ai milanesi come l’idea un po’ confusa d’un mondo migliore. Ed è così, perché quando si rivela ce lo godiamo – almeno noi alpinisti – con un po’ di emozione, come se fosse il nostro paradiso. Sentimenti a parte, va detto che il volume reca un contributo notevolissimo alla cultura delle nostre Alpi e si inserisce autorevolmente nel filone di ricerca storico/geografico/antropologico che finalmente si sta aprendo strada anche in Italia, dove sentivamo la mancanza di un Guichonnet, di un Pauli, di un Bätzing. Il volume è diviso in quattro parti. Luigi Zanzi inserisce il Monte Rosa nella storia del rapporto fra città e montagna e nel contesto della convivenza fra genti di pianura e genti “delle alte quote”; individuando nel fenomeno “Monte Rosa” una specie di laboratorio culturale dove avviene l’intreccio fra la cultura del montanaro e quella del cittadino. Ad Enrico Rizzi, forse il più grande esperto del “caso walser” cui ha dedicato quarant’anni di studi, è affidato il ricco capitolo sulle genti, gli alpeggi e le vie di comunicazione; partendo dal più antico alpeggio documentato a Macugnaga, del ’999, egli ci porta per mano – valle per valle, alpe per alpe, frazione per frazione – a rivivere in modo piacevolissimo e tuttavia profondo le vicende straordinarie di questo popolo, venuto da lontano, che ha conquistato pacificamente le zone alte e le ha nutrite di quella bellezza e sapienza contadina che ancor oggi ammiriamo intorno al Rosa. La parte più corposa del volume – di grande formato – è occupata dal lavoro di Laura e Giorgio Aliprandi, internazionalmente noti per la loro sterminata collezione di cartografia storica e per la competenza con cui ne sanno trarre interpretazioni innovative. Naturalmente buona parte delle pagine riproduce antiche carte, la cui contemplazione è di per sé emozionante soprattutto per chi conosce la zona avendola praticata da alpinista; ma conviene soffermarsi sullo schema iniziale, dal titolo “vie di comunicazione medievali tra valle d’Aosta, Lombardia e Vallese”. Si tratta della chiave di lettura di tutto quello che gli Aliprandi espongono e, per chi legge, di una scoperta; trentuno colli, alcuni d’altissima quota – dal Gran san Bernardo al Gries – certificano come il nostro gruppo nel medioevo non sia stato affatto d’intralcio per la comunicazione fra le genti delle valli a nord e a sud, ma anzi una vera e propria cerniera. Chiude l’opera una serie di schede biografiche sugli uomini del Monte Rosa; alpinisti, guide, studiosi, scrittori, topografi che si sono occupati del nostro massiccio; dalla famiglia Beck di Gressoney a Mattia Zurbriggen, da Damiano Marinelli a Ettore Zapparoli. Un lungo commento a parte meriterebbe l’iconografia, curata con meticolosa perizia, che va dalla citata cartografia storica alle foto d’epoca di Vittorio Sella, dei fratelli Wehrli, di Brunnen e di tanti altri, alle litografie ottocentesche. Basti citare un caso per apprezzare il livello di approfondimento dell’opera; a pag. 237 si trova una litografia miniata a colori (1838 circa) di F. Ludwig von Welden, topografo austriaco, che rappresenta il Rosa come sfondo di una visione dell’Arena di Milano durante una naumachia … quel Monte Rosa che ancora oggi ci affascina affacciandosi all’orizzonte, amichevole e pacifico, nei giorni sereni (recensione a cura di Lorenzo Revojera). Il grande Monte Rosa e le sue genti L. e G. Aliprandi, V. De La Pierre, E.Rizzi e L. Zanzi Ediz. Fondazione Enrico Monti, Anzola d’Ossola 2010, pag. 288, s.i.p.
 
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