Recensioni libri di montagna

In vetta a occhi chiusi, autobiografia di un alpinista cieco

Erik Weihenmayer

In vetta a occhi chiusi, autobiografia di un alpinista cieco


Erik, classe 1968, a tredici anni perde completamente la vista; a 33 anni, completamente cieco può sfornare un curriculum alpinistico di tutto rispetto: McKinley, Capitan (Nose), Aconcagua, Everest, e molte altre cime meno note e molte altre vie verticali. È un libro di montagna ma non si parla solo di montagna; è l’esperienza di una vita vera, vissuta al margine di una tragedia, trasformata in una opportunità. Chi pratica alpinismo, anche amatoriale, sa che la vista è un senso importante, vedere la via, vedere gli appigli, vedere i compagni, vedere il panorama, vedere i pericoli, vedere l’attrezzatura appesa all’imbracatura; durante la lettura potrebbe essere conveniente simulare una escursione da non vedente e vedere che succede. Simulata l’uscita da non vedente e ritornati alle pagine di In vetta a occhi chiusi si avrà maggior consapevolezza dei tiri da primo sul Nose al Capitan o al superamento del labirinto provocato dai penitentes dell’Aconcagua o al salto dei crepacci, ecc… Un dotto e illuminato neo positivista potrebbe giustificare le performance di Erik attraverso complessi sistemi di compensazione frutto del lavorìo degli altri 4 sensi; la funzione crea l’organo! Certamente Erik ha sviluppato udito, tatto e odorato in maniera da compensare l’assenza della vista, ma non è certo la chiave di lettura che offre lo stesso autore protagonista. Il libro è intriso di amore, di solidarietà, di spirito di servizio, di gioco di squadra, di passione educativa, di figure chiave che hanno accettato di caricarsi il “problema” di Erik e di modificare la propria vita in funzione di esso. Erik ha parole bellissime per Ellie e per la loro piccola Emma; Ellie sfida la vita sposandolo e condividendo, da casa, le avventure del marito; nelle pagine finali vengono riportati i testi delle mail di Ellie al marito in viaggio per la vetta dell’Everest. Il libro ha un tono divertente, l’autore non risparmia al lettore mille fatterelli prosaici di vita quotidiana di un non vedente: incidenti domestici, brutte figure o barzellette sui ciechi. L’ultimo capitolo è dedicato all’impresa della salita dell’Everest; la squadra è una squadra vera e propria, che sfida il colosso himalayano come una vera squadra; non è un gruppo di forti alpinisti che desidera andare in cima alla più alta montagna del mondo; è un gruppo che desidera coronare un sogno, portare sulla vetta un alpinista cieco… nonostante la meteo non favorevole, numerosi abbandoni in altre spedizioni, qualche salvataggio da compiere per soccorre altri alpinisti (è citato il nobile gesto di Simone Moro che per salvare un alpinista inglese dovrà rinunciare alla vetta), la squadra di Erik porta in cima ben 19 alpinisti (di questi 9 sherpa), senza incidenti di sorta: un trionfo. (recensione a cura di Francesco A. Grassi) In vetta a occhi chiusi, autobiografia di un alpinista cieco, di Erik Weihenmayer, CDA & VIVALDA, pagine 461, €. 22,00
 
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