Recensioni libri di montagna

Yuji the climber

Osamu Haneda

Yuji the climber


Il Giappone non è un paese al margine del fenomeno “del salir sui monti”; si pensi che nel solo 1965 dal Giappone partirono ben 56 spedizioni per montagne estere. È un Paese con montagne, belle e in alcuni casi impegnative. Yuji Hirayama, classe 1969, sogna di salire in cima all’Everest per dimostrare a se stesso e al mondo che è capace di fare qualcosa di sportivo. Yuji, tra i 10 e i 14 anni sogna l’Everest e si comporta di conseguenza: si allena con lunghe corse, con metodo e cocciutaggine, organizza uscite sulle montagne conosciute, d’estate e d’inverno; seppur adolescente cerca nuove strade di accesso alle varie cime locali, ma non gli basta, non è mai sazio di vette e di salite! Viene iniziato alla pratica del freeclimbing per caso, tra gli scaffali di un negozio sportivo per climber, ha quindici anni; il sogno dell’Everest piano piano sfuma e lascia il posto all’arrampicata e alle enormi pareti della Yosemite Valley. A soli sedici anni chiude Spiderman 7a+ a Makuiwa. Esaurite le difficoltà in patria inizia a desiderare il granito verticale della California. Il primo viaggio negli USA è un successo; chiude una quarantina di vie di 7a, si cimenta su vie in fessura; viaggia a Colorado Springs per allenarsi in placca. È metodico, tenace, con un fuoco dentro che lo spinge a tornare e ritornare sulle pareti. Oramai ha tutte le carte in regola per iniziare le competizioni sportive. Ha chiaro che se questa deve essere la sua strada occorre trasferirsi in Europa e cominciare a lavorare sugli 8a e gli 8b. L’Europa è anche l’occasione per conoscere e frequentare gente forte, che ha già fatto dell’arrampicata la propria vita. Incomincia ad allenarsi con il suo coetaneo François Legrand; diventano molto amici e salgono ai vertici di tutte le competizioni sportive, sfidandosi ai massimi livelli. Le gare portano i primi sponsor e le prime delusioni; l’animo agonistico e battagliero di Yuji deve fare i conti con sconfitte, inesperienza e motivazioni che vanno e vengono. Sembra proprio che Yosemite Valley sia la sua musa ispiratrice, il toccasana anti depressivo, la molla per ripartire ed accendere nuovamente la motivazione a salire, a salire in verticale. Le pareti di El Capitan diventano nuovi progetti ambiziosi; immagina di salirle tutte o quasi con tentativi a vista nel minor tempo possibile. The Nose venne aperta nel 1958 in ben 47 giorni e l’idea di salirla “pulita” rimaneva un progetto abbastanza folle; progetto realizzato da Yuji e socio in sole nove ore di arrampicata. Il racconto si fa interessante: cronaca delle gare di Coppa del Mondo e descrizioni delle salite delle bigwall in stile pulito. Comunque la vita riserva anche delle sorprese: durante un corso di danza hip-hop conosce Shie, futura moglie e futura madre dei suoi figli. Ora i grandi appuntamenti sono resi ancora più delicati dalla nuova situazione familiare. Il libro ha un culmine narrativo nella descrizione della salita alla Salathe (36 tiri di granito verticale con un 8a+ obbligatorio) naturalmente a vista e in stile “pulito”. È un racconto sobrio, coinvolgente, onesto, privo di trionfalismi e retorica. Il volume è corredato da belle fotografie. (recensione a cura di Francesco A. Grassi) Yuji the climber, di Osamu Haneda, Versante Sud editore, pagg. 165 con foto, €. 17,00
 
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