Recensioni libri di montagna

La vita degli alpeggi valdostani nella prima metà del Novecento

Alexis Betemps

La vita degli alpeggi valdostani nella prima metà del Novecento


Il volume di Alexis Betemps scopre un mondo che oggi, per la maggior parte delle persone, è scomparso e in ogni caso sconosciuto. E quello della vita negli alpeggi di montagna che l’autore descrive riferendosi alla Val d’Aosta nella prima meta del novecento. L’antropizzazione progressiva delle Alpi da parte dei montanari risale alla prima metà dell’Ottocento ma l’utilizzo delle aree montane in modo razionale e ordinato e della prima meta del Novecento. L’alpeggio era una vera e propria emigrazione stagionale che comportava il trasferimento alle quote alte degli animali, di intere famiglie e di aiutanti assunti per quel periodo chiamati arpian. Lo spostamento delle mucche all’alpeggio avveniva a piedi ed era concentrato tradizionalmente tra il 15 e il 29 giugno, periodo nel quale erano ricordati San Bernardo il 15, San Giovanni il 24 e San Pietro il 29. Solo in poche località le date erano diverse, più per antiche consuetudini che per necessità oggettive. Oggi il trasporto delle mucche avviene utilizzando autocarri ma lo spostamento implicava anche il trasferimento di tutto ciò che era necessario per la vita dell’intera famiglia. La casa che veniva abitata non disponeva delle comodità delle abitazioni lasciate pur per periodi brevi nel fondo valle, tuttavia la vita familiare delle persone adulte e dei bambini conservava la sua unita e per i protagonisti un ricordo duraturo. Le abitazioni utilizzate per l’alpeggio erano come seconde case, isolate o costituite in piccoli villaggi, riproducendo in tale modo la vita condotta nella residenza abituale. Assieme alle mandrie di mucche salivano all’alpeggio capre, pecore e maiali. La permanenza in alpeggio durava circa tre mesi e la sua conclusione implicava una serie di operazioni abbastanza lunghe per la pulizia delle abitazioni, delle stalle in modo da garantirne la migliore conservazione nel periodo invernale che sarebbe iniziato di lì a poco. Interessante e ricordare che tutti i vani venivano chiusi a chiave mentre nelle stalle la porta restava accostata per consentire ai cacciatori di entrare e dormire. Il volume si conclude con alcune note riguardanti la magia, l’immaginario e la superstizione negli alpeggi d’Autan. Sono pagine che completano la descrizione dell’alpeggio e della vita dei montanari nell’ambito della magia e comunque al di fuori della razionalità. L’autore ha trattato in modo completo l’argomento nei suoi aspetti significativi ed anche di dettaglio. La parte storica appare di notevole importanza e delinea chiaramente le conseguenze economiche dovute al mutare dei criteri normativi che regolavano da secoli una attività che per la montagna e stata sempre di elevata importanza. L’iconografia descrive il lavoro nell’alpeggio con immagini riprese tra il 1930 e 1970; una documentazione che permette di capire meglio la vita dell’epoca (recensione a cura di Oreste Valdinoci). La vita degli alpeggi valdostani nella prima metà del Novecento, di Alexis Betemps, Priuli e Verlucca 209, pagg. 210, €. 14,50.
 
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