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a cura di Armando Scandellari
I Manuali del Club Alpino Italiano, II vol.: Alpinismo 250 anni di storia e di cronaca, dall’artificiale al terzo millennio
E cosi Armando Scandellari ha concluso con onore l’incarico affidatogli dal Club alpino italiano di percorrere con una specifica finalità didattica due secoli e mezzo d’alpinismo, dalla nascita ufficiale di questa umana avventura fino ad oggi, all’imbocco del terzo millennio. Ai tredici capitoli del primo tomo, di cui Giovane Montagna ha parlato (3/2009) ne ha aggiunti altri sei nel secondo, che in pochi mesi ha già registrato la ristampa. S’era fermato Scandellari alla soglia dell’artificiale, che egli tratta ora con il quindicesimo capitolo e quello che lo precede lo dedica all’alpinismo femminile, che nel primo tomo non aveva affrontato. E lo fa come omaggio, dovuto e sentito, a una storia in rosa mai organicamente esplorata. Una carrellata di donne che portano spesso alla ribalta consorti di alpinisti famosi, tanto da dar ragione alla signora Mau Walters, moglie di Theodor Wundt, che a fine 800 in un suo saggio asserì che «tutte le donne sposate ad alpinisti compiono ascensioni assieme al marito». Lei stessa ne è la riprova perche in viaggio di nozze (1894) trova il tempo di salire il Cervino e poi il Rosa e altre cime dell’Oberland bernese. Sono una quarantina di pagine piacevolissime, dense di fatti che arrivano ai nostri giorni. Semmai l’omaggio ci pare poteva allargarsi alle prime donne che hanno firmato la salita del Monte Bianco, da Marie Paradis a Henriette d’Angeville. Nella presentazione del primo volume dicevamo dell’impossibilità di entrare nei dettagli dell’accurata ricerca di Scandellari, perche avrebbe richiesto di soffermarsi praticamente su tutte le sue duecentocinquanta pagine. Ciò vale anche per questo secondo tomo, che potrà risultare anche non del tutto esaustivo, stante l’ampiezza del tema affrontato, ma che riteniamo sia lavoro realizzato con la capacità e la metodologia del ricercatore di razza, permeato di una profonda conoscenza della storia alpinistica. Cosi di fronte a questa difficoltà torniamo ad invitare il lettore a far proprio il volume (e se non l’avesse a procurarsi pure il precedente) per avere a disposizione un calepino prezioso con cui aver risposta ad ogni possibile quesito in tema. Un terzo capitolo (il 16.mo) Scandellari lo dedica al ritorno dell’arrampicata libera: 1965-1990 e lo fa inserendo specifici contributi di Gianmaria Mandelli e di Emiliano Oliviero (1). Il 17.mo lo dedica allo scialpinismo: seconda conquista delle Alpi. Definizione più calzante non poteva essere data dopo la verifica dello sviluppo di questa disciplina aperta da Adolfo Kind, giunta a traguardi estremi, che portano anche a interrogarsi sulle ragioni di talune sfide. Tale e l’interrogativo che emerge di fronte alla prematura morte di Mauro Rumez, discesista dell’impossibile. Il volume conclude il suo percorso con i capitoli dedicati all’alpinismo extraeuropeo (18.mo) e a quello sull’alba del terzo millennio (19.mo). Nelle pagine tanti nomi noti. Uno in particolare ci ha dato gioia vederlo citato, quello della cara Ada Tondolo (per anni attiva socia della G.M. veneziana) di cui sapevamo il passato di sestogradista (anche per taluni contributi apparsi su Giovane Montagna), ma che vediamo particolarmente esaltato per questo riconoscimento “in pagina”. A conclusione del suo lavoro Scandellari si domanda quale potrà essere mai l’alpinismo di domani. Egli non si pronuncia perché sente questa domanda come una pagina aperta di un libro su cui molti e molti ancora andranno a scrivere. A scrivere per esperienze nuove, nella speranza che l’anima classica dell’alpinismo continui ad essere suggestivamente coltivata (recensione a cura di Giovanni Padovani). I Manuali del Club Alpino Italiano, II vol.: Alpinismo 250 anni di storia e di cronaca, dall’artificiale al terzo millennio; a cura di Armando Scandellari