Recensioni libri di montagna

Metafisica della montagna

Spiro Dalla Porta Xidias

Metafisica della montagna


Con le pagine di Metafisica della montagna Spiro Dalla Porta Xidias raccoglie la summa del suo pensiero, come capita quando alla fine di una lunga giornata in montagna si raccolgono sensazioni, emozioni e motivazioni profonde. Dalla Porta è esplicito a dirci che l‘uomo possiede innato il desiderio di elevazione. La montagna costituisce il mezzo e la via che gli permette di innalzare insieme lo spirito e il corpo e che il mondo fisico costituisce una parte di quello metafisico. Un‘infinita parte. Egli manifesta apertamente che questo è stato il leit-motiv dei tanti libri che ha scritto e che se solo ora affronta in modo diretto questo tema (ma non possiamo dimenticare il volume Scalata all‘infinito del 2002) è perché si tratta del compendio di un‘attività e di riflessioni di tutta una vita … non per giustificare un‘esistenza, ma per scoprire quanto di realmente effettivo ha cercato di raggiungere con l‘atto e il pensiero. Dare un senso alle proprie azioni, non è questo il significato fondamentale della vita dell‘uomo?. Per lui la montagna è il simbolo della nostra ricerca metafisica. L’assunto ci appare la naturale conclusione della coerenza etica e dell’esegesi artistica con cui egli ha sempre vissuto il suo rapporto con il monte. In una parola Dio è la vetta delle vette. L’intuizione di questa verità che mi perseguita sempre - scrive – nel mio andare per i monti mi sembra doveroso esprimerla per riconoscenza alla montagna e per gratitudine per chi, come me, l‘ha amata. Troviamo un salto speculativo rispetto alle precedenti opere che lo porta ad affrontare in termini originali le prove dell’esistenza di Dio al di fuori delle religioni e delle tradizioni, demolendo razionalismo e scientismo, passando attraverso i tre stati dell’esistenza, la necessità di elevazione spirituale e l’evoluzione dell’anima legata alla ricerca di Dio. Innumerevoli le citazioni: dagli antichi a Dante, dalle altre religioni allo Shugen-do del settecentesco Giappone, dalla tragedia greca alla Bibbia, dal politeismo dei selvaggi a Rousseau, Buchener, Buddha, a Zoroastro… e via di seguito, perché montagna è bellezza e la bellezza è sigillo di Dio e come tale analoga alla meta più profonda dell‘anima umana. Dio. Tutto questo però non si riduce a un’esercitazione culturale, innanzitutto perché si tratta della sua esperienza esistenziale e perché la montagna in quanto “simbolo” in campo spirituale è parte stessa della verità che rappresenta e offre due significati la tendenza all‘elevazione e la possibilità di realizzarla. Questo punto di partenza è più volte ribadito e in particolare Spiro cita quattro occasioni in cui ha percepito questa l’escurproiezione ultraterrena, generata da un’immagine alpina al Bianco (1922), alle Lavaredo (1934), all’Olimpo (1964, dopo una brutta depressione e un successivo periodo in sanatorio), e infine al Campanile di Val Montanaia (la montagna del mito ideale) continuamente presente. All’inciso sulla morte, sviluppato drammaticamente, si ricollegano cinque sofferte esperienze dell’autore in montagna in cui ha salvato miracolosamente la propria vita (v. Scalata all‘infinito). Perciò senza nulla togliere a queste tesi, che riflettono la ricchezza molteplice e dotta che sgorga dalla vita di un’ anima nobile, questi riferimenti ci inducono a pensare che questo volume nasca da una qualche ferita (che nella sua vita non è mancata), da una condizione dell’esistenza, da una parola che si scopre essenziale, da ostinate domande che paiono senza risposta. È una condizione ontologica nella quale non c’è né vuoto, né insensatezza, ma l’esigenza di incontrare un senso, la bellezza misteriosa dei legami fra gli esseri e la montagna, l’osservazione diretta di ciò che li circonda: un cielo, una stella, un monte ...la quieta limpidezza e la folgorante verità che ne deriva, vera e propria epifania dell’anima e di Dio. Altro tema forte è quello del sentimento della vetta che l’autore analizza partendo dalle opposte testimonianze di Rey e Gervasutti. Il viaggio da lui intrapreso, e pertanto dal lettore, per sua stessa dichiarazione, si appoggia e prende certezza dalla religione ed allarga ad altre esperienze le vie di riaccostamento alla natura e attraverso questa all’elevazione spirituale sfuggendo al rischio di un qual certo panteismo. Ma è indubbio che all’alpinismo rivendica una ben precisa componente etica. È la volta di bellissime citazioni: quella de Il mondo dei buoni di Bernt von Hiseler, de Il canto degli angeli di Julius Kugy, de La croce del Cervino di Walter Bonatti, de Il sentirsi spuntare le ali di Armando Aste. Gli interrogativi e le considerazioni compiono quindi un grosso salto di qualità. Non si sfugge infatti al pensiero che non avrebbe senso intuire i concetti di spazio, tempo, infinito, eternità se il nostro destino finale non fosse proprio questo. Le pagine conclusive affrontano altri temi, tra essi non manca la critica a questo nuovo tempo in cui scienza, economia e tecnica hanno creato un groviglio inestricabile che lo fa marciare a velocità folle e nel quale in realtà ciò che domina è soprattutto la frenesia, l’eccitazione, il furore. Spiro spezza pure una lancia a favore delle croci sulle vette dei monti. E lo fa prendendo netta posizione, ritenendo che i sentimenti vanno rispettati, dal momento che i simboli religiosi fanno parte della nostra tradizione e della nostra cultura. Rinnegando tutto, rimarca Spiro Dalla Porta Xidias, si rischia di trovarci senza identità e senza quelle radici che ci richiamano alla religiosità e alla storia della nostra gente. C’è coraggio, c’è vivacità di pensiero, c’è l’interiore libertà di scendere in campo, affrontando temi, ostici e anche scomodi, in questi pensieri che il Cai ha ospitato nella collana de “I quaderni montagna e cultura”, componenti che sono segni di una giovinezza interiore dell’autore. Tutta da invidiare. Una citazione meritano le bellissime foto di Franco Toso che illuminano il testo con trasparente interpretazione. (recensione a cura di Dante Colli) Metafisica della montagna, di Spiro Dalla Porta Xidias, Cai, I quaderni montagna e cultura, 2008
 
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