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Gianni Montresor e Alessandra Ravelli (a cura di)
La Montagna Scritta. Viaggio alla scoperta della Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano
«Durante la prima assemblea del Club Alpino, il 23 ottobre 1863 nel Castello del Valentino, i Soci fondatori dichiararono fondamentali sia l’attività editoriale che la conservazione di libri, riviste e carte per favorire la raccolta e lo scambio di informazioni» (Vol. I, p. 27).
La Biblioteca Nazionale del CAI è dunque entrata nel suo 160° anno di attività.
Se la spinta propulsiva è stata quella di fornire all’alpinista strumenti di conoscenza aggiornati, fa parte della sua vocazione identitaria la documentazione della montagna in tutte le sue possibili declinazioni.
Dal 2003, dopo undici traslochi, la Biblioteca è approdata alla sua sede definitiva al Monte dei Cappuccini.
In linea con la tendenza all’integrazione tra biblioteche, archivi, musei e mediateche, ha contribuito alla fondazione di un importante polo culturale tematico, che vede ora nella stessa sede anche il Centro Documentazione, la Cineteca storica e Videoteca, il CISDAE (Centro Italiano Studio e Documentazione Alpinismo Extraeuropeo) e, naturalmente, il Museo della Montagna.
Il doppio volume che ho tra le mani rappresenta un tentativo, fino ad ora unico nel suo genere, di condurre il lettore, anche non specialista, alla scoperta di tanti tesori nascosti tra gli scaffali. Nella sua prefazione, Vincenzo Torti afferma argutamente: «È un invito al “saccheggio” di questi tesori, a farli vostri, a trasformarli in un arricchimento che non sia solo culturale, ma anche di ricerca di sé» (Vol. I, p. 7).
In 30 capitoli, 27 noti specialisti dei vari ambiti disciplinari illustrano questo immenso patrimonio attraverso rassegne bibliografiche commentate o specifici casi di studio. E lo fanno servendosi di tutte le tipologie di documentazione conservate in Biblioteca: libri e periodici, manoscritti, mappe, carte d’archivio, fotografie, filmati, incisioni, manifesti, oggettistica…
«Molte delle firme che arricchiscono questo volume sono di Presidenti o comunque di esperti appartenenti ai numerosi Organi Tecnici e Strutture Operative del CAI. A dimostrazione che la Biblioteca Nazionale del CAI è in qualche modo lo specchio delle molteplici competenze che il Sodalizio da sempre assicura» (Vol. I, p. 17).
Il lettore viene così in contatto con la storia dell’impegno culturale e scientifico del Club Alpino Italiano: dalle collezioni geografiche (Paola Pressenda) all’evoluzione della cartografia alpina (Laura e Giorgio Aliprandi), dalle fonti archivistiche (specialmente nel corso degli ultimi decenni, la Biblioteca si è assunto il compito di conservazione e valorizzazione di molti fondi documentali e raccolte personali, come spiega Alessandro Pastore) alla storia dell’alpinismo femminile (Linda Cottino), dalla documentazione del canto corale popolare alpino (nel 2015 è nata la Struttura Operativa per la Coralità) alla storia della medicina di montagna (Franco Finelli)…
Particolare evidenza viene data allo studio scientifico della montagna, chiaramente inscritto nel DNA degli inizi, a differenza per esempio dell’Alpine Club inglese che privilegiò fin da subito le ascensioni.
Tra i primissimi soci italiani figurano molte eminenti figure di scienziati, a partire da Quintino Sella, che pensava per il CAI «la funzione di scuola di formazione della nuova classe dirigente, espressamente rivolta alla conoscenza delle montagne italiane sia sotto il profilo alpinistico che della ricerca scientifica» (Vol. II, p. 56).
I diversi filoni di indagine, inizialmente prerogativa del Comitato Scientifico Centrale, hanno dato origine nel tempo ad altrettante Strutture Operative: Commissione Centrale Medica, Servizio Valanghe Italiano, Commissione Tutela Ambiente Montano, Commissione Speleologia.
La Biblioteca oggi «non è soltanto un luogo di reperimento di documenti, ma soprattutto di confronto con le fonti, di divagazioni laterali, di ricostruzione di avvenimenti, di rapporti personali e di stimolo per ulteriori approfondimenti» (Vol. I, p. 15).
E negli ultimi anni ha allargato i suoi confini fino a diventare un ambiente per certi versi ibrido e diffuso. Come racconta Enrico Demaria, la digitalizzazione di molto materiale ne permette una migliore conservazione e una rapida fruibilità (ad esempio attraverso il portale web www.tecadigitale.cai.it). E il gigantesco impegno ventennale dei volontari di BiblioCAI ha portato ad un catalogo unico (CAISiDoc) di tutte le 110 biblioteche sezionali italiane, curate da oltre 300 volontari.
Il patrimonio culturale custodito dal CAI è davvero ingente e regge il confronto con analoghe istituzioni europee, come il Club Alpino Tedesco o l’Alpine Club inglese. È ciò che emerge dal saggio di apertura del secondo volume, in cui Riccardo Decarli conduce il lettore in una sorta di “gran tour” tra le principali biblioteche specializzate in montagna ed alpinismo, sia italiane che continentali.
Moltissimo è stato fatto negli ultimi decenni, ma l’impegno culturale del CAI ha preso slancio sin dal suo inizio. Basti pensare, come racconta Alessandra Ravelli, che «la voce pubblicazioni fu per molti anni preponderante nel bilancio, suscitando anche polemiche interne. Nei primi 25 anni le spese per i periodici superarono talvolta il 60% delle spese generali» (Vol. I, p. 28).
Quando, nel 1946, vennero istituite le Commissioni Centrali, nacque anche quella per la Biblioteca Nazionale, che nel 2012 si è trasformata in Struttura Operativa.
I curatori del volume, Gianluigi Montresor e Alessandra Ravelli (rispettivamente Presidente e Responsabile della Biblioteca Nazionale), con l’aiuto del Centro Operativo Editoriale, sono riusciti a confezionare uno strumento di conoscenza ampio e impegnativo, ma di assoluta godibilità anche per il lettore non specialista.
Decisione felice, ad esempio, quella di corredare i due volumi di moltissime illustrazioni di pregio (cosa rarissima nelle pubblicazioni per gli addetti ai lavori), scelte dalla bibliotecaria Consolata Tizzani. O anche la decisione di raccogliere nell’appendice finale le schede dettagliate di un centinaio di libri particolarmente rilevanti per la loro antichità, rarità bibliografica e qualità dell’edizione, nonché per il contenuto innovativo rispetto all’epoca.
Ma i saggi stessi raccolti nel volume sono di grande interesse, ricchi di informazioni e chiari nell’esposizione. E a volte anche narrativamente avvincenti: per limitarmi ad un solo esempio, lo scritto di Pietro Crivellaro che punta - attraverso dati storici incontestabili (le cui fonti sono tutte rintracciabili in Biblioteca) – a riabilitare il dottor Paccard dallo scredito che de Saussure e Balmat gli avevano gettato addosso; un testo che si può quasi leggere come un poliziesco…
Quello che ho tra le mani è uno strumento che tutte le biblioteche di montagna, grandi e piccole, dovrebbero possedere, così come molti studiosi o anche semplici appassionati: una bussola nella conoscenza di un mondo – quello della natura montana e dell’alpinismo – che accomuna molti di noi.
Marco Dalla Torre
Gianni Montresor e Alessandra Ravelli (a cura di), La Montagna Scritta. Viaggio alla scoperta della Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, 2 volumi, CAI, Milano 2021, pp. 215+215