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Giovanni Di Vecchia
Caro vecchio rifugio alpino
La parola “Rifugio” rievoca manufatti ricchi di storia e soprattutto invoca protezione.
Abbiamo perciò letto con vivo interesse l’agile libro del nostro socio Giovanni Di Vecchia “Caro vecchio rifugio alpino”, appena pubblicato da CC MONT, Gruppo Carabinieri della Montagna.
L’Autore, vice presidente vicario del quasi centenario “Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – GISM”, è un altro alfiere della passione letteraria che contraddistingue i soci della Sottosezione Frassati: in passato è stato, tra l’altro, coautore dell’interessante ricerca storica “Tra Scienza e Montagna” (Nuovi Sentieri Editore, Belluno), dedicata a quel gruppo di giovani Fisici di via Panisperna a Roma, guidato da Enrico Fermi, e alla loro passione per la montagna.
“Caro vecchio rifugio alpino sei stato, ed in parte ancora, luogo di particolari atmosfere, di silenzi, luci, suoni e molto altro ancora...”
Nelle parole dell’Autore il richiamo ai suoni come anche ai silenzi del rifugio, al profumo di un caldo minestrone, al vociare concitato, all’attesa di nuove imprese ma anche di notturne preparazioni in vista della prossima uscita all’alba. E si avverte la nostalgia per quei cori di montagna improvvisati che saturavano le stanze ed elevavano l’animo verso l’Alto! Con rapido excursus sull’alpinismo e le imprese sulle terre alte, l’Autore si sofferma sulla nascita dei primi rifugi nella seconda metà del XIX secolo, fino a delineare i ritmi una giornata nel rifugio “il risveglio, l’impresa, il ritorno”, fino alla sublimazione estatica della sera, che giunge tra le note musicali di ugole umane, trovando l’occasione di ricordare l’ispirazione della montagna nella musica, da Brahms a Wagner, da Mahler a Richard Strauss.
Interessantissima riflessione quest’ultima, degna di essere approfondita ulteriormente, aggiungiamo noi, magari muovendo da quel Guido d’Arezzo monaco benedettino, che nel silenzio delle foreste del Pratomagno Casentinese, ai 952 metri slm della fascinosa e diruta Abbazia di Santa Trìnita in Alpe, cominciò a ideare il tetragramma, avviando la moderna notazione musicale.
Quasi un invito dunque al Nostro scrittore per un nuovo lavoro!
Andrea GhirardiniAbbiamo perciò letto con vivo interesse l’agile libro del nostro socio Giovanni Di Vecchia “Caro vecchio rifugio alpino”, appena pubblicato da CC MONT, Gruppo Carabinieri della Montagna.
L’Autore, vice presidente vicario del quasi centenario “Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – GISM”, è un altro alfiere della passione letteraria che contraddistingue i soci della Sottosezione Frassati: in passato è stato, tra l’altro, coautore dell’interessante ricerca storica “Tra Scienza e Montagna” (Nuovi Sentieri Editore, Belluno), dedicata a quel gruppo di giovani Fisici di via Panisperna a Roma, guidato da Enrico Fermi, e alla loro passione per la montagna.
“Caro vecchio rifugio alpino sei stato, ed in parte ancora, luogo di particolari atmosfere, di silenzi, luci, suoni e molto altro ancora...”
Nelle parole dell’Autore il richiamo ai suoni come anche ai silenzi del rifugio, al profumo di un caldo minestrone, al vociare concitato, all’attesa di nuove imprese ma anche di notturne preparazioni in vista della prossima uscita all’alba. E si avverte la nostalgia per quei cori di montagna improvvisati che saturavano le stanze ed elevavano l’animo verso l’Alto! Con rapido excursus sull’alpinismo e le imprese sulle terre alte, l’Autore si sofferma sulla nascita dei primi rifugi nella seconda metà del XIX secolo, fino a delineare i ritmi una giornata nel rifugio “il risveglio, l’impresa, il ritorno”, fino alla sublimazione estatica della sera, che giunge tra le note musicali di ugole umane, trovando l’occasione di ricordare l’ispirazione della montagna nella musica, da Brahms a Wagner, da Mahler a Richard Strauss.
Interessantissima riflessione quest’ultima, degna di essere approfondita ulteriormente, aggiungiamo noi, magari muovendo da quel Guido d’Arezzo monaco benedettino, che nel silenzio delle foreste del Pratomagno Casentinese, ai 952 metri slm della fascinosa e diruta Abbazia di Santa Trìnita in Alpe, cominciò a ideare il tetragramma, avviando la moderna notazione musicale.
Quasi un invito dunque al Nostro scrittore per un nuovo lavoro!
Giovanni Di Vecchia, “CARO VECCHIO RIFUGIO ALPINO”, ed. CC MONT - Associazione Nazionale Carabinieri, Roma, 2020