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Dante Colli e Bepi Pellegrinon
Alberto del Belgio: vita e imprese del re alpinista, dal Monte Bianco alle Dolomiti
Del re alpinista molto si è scritto, perché la sua figura ha il fascino romantico di chi investito di un alto ruolo istituzionale esce da esso per rivestirsi di interessi di normalità, identificandosi così con la gente comune. Tanto più se uno di questi interessi si chiama alpinismo di qualità, non di pura etichetta a servizio di una immagine patinata. Ora la figura del re Alberto dei Belgi torna ad essere esplorata da un serio approfondimento firmato da Dante Colli e Bepi Pellegrinon, due nomi noti nel campo della cultura alpinistica. Nasce nel 1875 e nel 1900 sposa Elisabetta Duchessa di Baviera.. Dal matrimonio nascono tre figli; Leopoldo conte di Brabante che sarà incoronato nel 1934 con il nome di Leopoldo III, Carlo Teodoro conte di Fiandra e la principessa Maria Josè che sposerà Umberto II di Savoia. Sale al trono nel 1909 alla morte dello zio Leopoldo II. Alberto I fu re seriamente consapevole del suo ruolo e delle sue responsabilità, che mise in chiara evidenza nella tragica circostanza della prima guerra mondiale, quando il suo piccolo regno fu invaso dallesercito tedesco per avere una più facile via daccesso al territorio francese. Negli anni della guerra egli emerse per coerenza e dignità, rimanendo vicino alle sue truppe e al suo popolo, a tutela di una nazione, che pur impegnata in una guerra difensiva era rimasta sempre neutrale tra le coalizioni in conflitto, rifiutando ogni invito di accordo separato con gli invasori. La guerra e il successivo periodo carico di difficoltà politiche ed economiche non cancellano il suo interesse per la montagna e per un alpinismo di elevato livello, iniziato già da principe ereditario nel 1905. Il suo primo carnet documenta un buon numero di salite nel Gruppo del Bernina. Una attività estiva che lo vedrà rivolgere il suo interesse prevalente verso le cime Dolomitiche, anche se non mancano ritorni importanti nelle Alpi occidentali. Le sue campagne estive rappresentano soltanto una componente, la più pubblica ed evidente, della sua attività alpinistica, perché egli aveva adottato come palestra le pareti delle valli scavate dai fiumi Lesse, Meuse, Ourthe. Una sistematica attività di allenamento, nota al ristretto gruppo degli aiutanti di campo e della famiglia,della quale egli stesso ebbe a scrivere: «Dopo lunghe ore di tensione nervosa negli uffici del Palazzo, ho bisogno di questi istanti di liberazione morale...vado a ritrovare lequilibrio dellanima e del corpo». Nella sua esistenza d uomo appaiono significativi taluni aspetti del suo profilo intellettivo e umano; la riflessione, l energia,il coraggio sempre accompagnati da una forte determinazione negli impegni assunti e da una elevata fermezza. Era un uomo di oltre un metro e novanta, dotato di notevole forza muscolare, sempre adeguatamente preparato per gli impegni alpinistici che si prefiggeva. È sorprendente il diario delle sue ascensioni, in relazione al numero, al luogo e alle difficoltà. Nel 1933 lultima salita e la morte di re Alberto I in una palestra di roccia nei pressi di Namur in Francia. Una imprevedibile, quasi banale conclusione della sua vita. Aspetto importante per la conoscenza del suo carattere è l assenza assoluta di un sorriso nelle innumerevoli immagini fotografiche che sono giunte fino a noi. Per noi, forse banali interpreti di ciò che dobbiamo o desideriamo osservare, tale aspetto appare comunque significativo dato che è come il riassunto espressivo della sua esistenza di politico, di studioso, di scrittore, di alpinista, nelle responsabilità da lui vissute, nelle vette da lui raggiunte dato che la felicità, prima di tutto, è nel nostro intimo. A Dante Colli e Bepi Pellegrinon il merito di aver riproposto, con un notevole corredo documentativo, iconografico e di dati, lattività di un regnante, che nel suo ruolo istituzionale ebbe a trasferire il rigore ricevuto dal suo alpinismo attivo. Oreste Valdinoci Alberto del Belgio: vita e imprese del re alpinista, dal Monte Bianco alle Dolomiti, di Dante Colli e Bepi Pellegrinon. Nuovi Sentieri editore, 2014,pagine 175