Alpinismo - Manutenzione Bivacco Ai Mascabroni

Sabato 12 settembre 2020
Lunedì 14 settembre 2020  (evento passato)

Tipo attività: Alpinistico
Sezione di Vicenza
Responsabile: Daniele Casetto



Programma



Sabato 12 e Domenica 13  Lunedì 14 settembre                           
 DOLOMITI DI SESTO -
MANUTENZIONE BIVACCO AI MASCABRONI
CAPOGITA: Daniele Casetto, cell. 348 8890520 



Relazione



12 E 13 SETTEMBRE -  LAVORI AL BIVACCO AI MASCABRONI DI CIMA UNDICI   con Francesco Bolcato, Luciano Michielin , Tiziano Colussi, Paolo Barban, Daniele Casetto e Giorgio Bolcato
Da anni sapevamo che il nostro bivacco, sistemato proprio sotto a una parete di roccia, subiva dei danni al tetto di copertura, a causa di qualche sasso che cadendo danneggiava la lamiera, con le prevedibili conseguenze di infiltrazioni di acqua. Quando ce ne accorgevamo riparavamo il danno ma era necessario provvedere a una soluzione definitiva. Finalmente quest’anno siamo riusciti a preparare la lamiera di copertura che avevamo progettato e, visto che l’estate volgeva al termine, non rimaneva che andare ad installarla (in merito a questo seguirà prossimamente anche una relazione tecnica dettagliata sul progetto della lamiera e le modalità dell’installazione e del suo fissaggio). Presi gli accordi con la società Elifriulia, che in occasione del precedente intervento di manutenzione al bivacco ci aveva fornito un ottimo servizio con l’elicottero, ci siamo trovati sabato mattina 12 settembre alle otto, nel loro hangar a Cima Gogna, nei pressi di Auronzo. Tre di noi si sono preparati per salire sull’elicottero con il primo giro. In tre, con il furgone, siamo invece saliti al passo di Monte Croce Comelico e, nei pressi della ex caserma della finanza, poco prima del valico, abbiamo scaricato le lamiere e un saccone, detto big bag, contenente l’attrezzatura e gli zaini. Assieme al tecnico di Elifriulia abbiamo sistemato il carico, assicurandolo ad una apposita fune da agganciare al velivolo. Nel frattempo l’elicottero, sorvolando una sfilza di cime dolomitiche, aveva raggiunto la zona bivacco, e fatto scendere, nell’unico spiazzo della “mensola”, sotto Forcella Alta, i tre passeggeri e un tecnico. In un batter d’occhio, oltrepassata la cresta Zigismondi e il ghiacciaio pensile, l’elicottero si è infilato nel Vallon Popera e in un attimo è arrivato al passo di Monte Croce. Qui, agganciato il carico, con estrema maestria e leggerezza, (avevamo paura che le lamiere, lunghe tre metri, si mettessero a girare durante il volo, invece è andata benissimo), ripercorrendo il Vallon Popera, è riuscito a depositare il carico esattamente davanti alla porta del bivacco. Poi è tornato a prenderci al passo e ci ha fatti scendere sullo spiazzo citato a cinquanta metri dal bivacco. Per alcuni di noi era il primo volo con l’elicottero; vi assicuro che per tutti, poter vedere dall’alto le cime a noi ben note è stata un emozione impagabile. Si erano fatte ormai le undici e la giornata stupenda non poteva che proseguire con l’organizzazione del lavoro di montaggio. Ci siamo divisi i compiti. Alcuni hanno iniziato a sostituire le piastre con anello, poste sugli spigoli del bivacco e sulle quali sono collegati i tiranti in acciaio, con delle piastre nuove in inox più robuste, preparate da Daniele Zordan, e ancorate con tanto di bulloni nuovi in inox alla struttura metallica interna. Gli altri hanno preparato l’intelaiatura di listelli in legno collegati con dei lamierini, che andrà a costituire lo spazio necessario per il passaggio di aria sotto la nuova lamiera, come un tetto ventilato. Il “bello” è arrivato al momento di posizionare le due metà della copertura sopra il telaio di listelli in legno; questi si sarebbero piegati seguendo la curvatura del bivacco e della lamiera, senza però spostarsi dalla posizione obbligata. Per fortuna che eravamo in sei perché, tra il peso notevole della lamiera e la difficoltà di non muovere i listelli, è stata una dura battaglia. Con pazienza, determinazione e non poche imprecazioni ci siamo riusciti. Posizionate le due lamiere, le abbiamo fissate tra di loro; abbiamo montato i tiranti sui nuovi occhielli  e su quattro nuovi ancoraggi sulla roccia, fissandoli con resina epossidica e bulloni da 12mm. Alla fine, tira di qua e tira di là, la lamiera si è “inquagliata”, ha cioè aderito perfettamente alla forma del bivacco, cavi e catene tese come corde di violino. Ottimo lavoro, da questo momento il bivacco non dovrà più temere i sassi che potranno cadere, e tutta la struttura potrà durare ancora per tanti anni. Siamo stati veloci e verso le 18, finito il lavoro, io e Daniele abbiamo pensato di fare un sopralluogo a Forcella Alta prima di cena, mentre gli altri han scelto di andare su in vetta a Cima Undici. Io e Daniele, dopo un’ora, siamo tornati non senza difficoltà al bivacco e ci siamo messi a preparare la minestra per la cena. Gli altri tardavano ad arrivare; inutile chiamarli, intanto diventa buio, la minestra è quasi pronta, così a Daniele tocca andare a cercar le pecore che si son perse. Per fortuna, i tre, si son resi conto che stava facendo buio e sono tornati indietro senza arrivare in cima, ma scendere per quei canali e con quel marciume di roccia al buio non è per niente semplice.  Alla fine un buon piatto di minestra calda mette tutti in pace. Al mattino il programma prevede di scendere a piedi, e tocca caricarsi sullo zaino anche tutti gli attrezzi che ci siamo portati (trapani, tassellatore, bulloni, chiavi ecc.). Considerando che avevamo lasciato una macchina al rifugio Lunelli e il furgone al passo di Monte Croce, le scelte erano di percorrere la Strada degli Alpini fino al passo della Sentinella e poi scendere al Berti, o fare la solita discesa per il Comici fino in Fiscalina con l’onere di dover cercare un passaggio in macchina; oppure… perché non fare la traversata di Cima Undici e delle forcelle e calarsi sulla Sentinella come fecero i Mascabroni il 16 aprile del 1916? Non senza esitazione e perplessità abbiamo deciso di provarci; noi eravamo in sei e in settembre, mentre i Mascabroni l’hanno fatta con la neve che a settembre proprio non c’è. Con estrema delicatezza, stando vicini per non farsi cadere sassi addosso, e nell’ultimo tratto assicurandosi con la corda, siamo giunti a Forcella Alta, talmente angusta e friabile che non ci si stava tutti sei. Forcella Alta è una trentina di metri sotto Cima Undici Sud e molto vicina. Da lì con una doppia allucinante siamo scesi a una sella, per poi risalire di qualche metro dietro un gendarme che si affaccia su un'altra forcella. Non avete idea di quanti sassi sono caduti mentre tutti e sei ci calavamo, tanto da dover tener sollevate le corde per non tranciarle. Stessa modalità per la seconda calata, ancora più ripida e incassata, fino ad arrivare in un bacino più ampio sotto alla Cima Undici Nord. Altra risalita per aggirare la cima e vedere la successiva forcella.  Qui, una cengia, detta insenatura delle caverne, permette di traversare per trovare un canale che ci porterà finalmente ad affacciarci sul versante del Vallon Popera e sopra alla Sentinella. In questo anfratto ci sono ancora molti chiodi infissi dagli alpini, resti di scale, tavole, corde di canapa. Che sensazione passare tra queste forcelle conoscendone la storia e immaginando i patimenti di quegli arditi Mascabroni. Le difficoltà, anche se in vista della Sentinella, non sono affatto terminate, perché per scendere abbiamo fatto almeno altre 4 o 5 corde doppie intervallate da tratti di cenge percorribili seguendo alcuni provvidenziali ometti e trovando alcune soste per le calate. Finalmente verso le 15,30 siamo scesi al passo della Sentinella dopo quasi otto ore di ravanamenti, provando grande soddisfazione festeggiata con gli ultimi panini avanzati. E’ seguita poi la lunga discesa del Vallon Popera fino ai rifugi Berti e Lunelli, dove ci siamo seduti a bere una meritata birra fresca. Veramente bravi Luciano ,Tiziano, Paolo, Francesco, Daniele e io, perché oltre allo splendido lavoro fatto al bivacco, che per noi è un posto del cuore e ci teniamo a mantenerlo al meglio, la traversata di Cima Undici non è stata per niente banale. Si arrampica sempre su roccia friabile con zero possibilità di assicurarsi, correndo anche dei rischi; è un posto veramente incredibile, dove difficilmente capita di andare. Ci è venuta quasi la voglia di rifare il percorso con la neve. Un'altra volta però…  (Giorgio Bolcato)
 

 
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